E’ tempo di olimpiadi è la mostra dei vincitori della 6^ edizione del Premio Internazionale di Potografia “Agnese Meotti” e che sarà inaugurata sabato 4 settembre.
Sarà visitabile dal 5 settembre al 10 ottobre nelle sale Tiziano e Raffaello del complesso monumentale di Villa Del Bene.
Saranno esposti 15 scatti del progetto dedicato agli atleti con disabilità del 1° classificato Adriano Boscato e altri 15 scatti di due progetti del 2° classificato Domenico Cippitelli dal titolo Giò e One eye.
La fotografia e lo sport
L’arrivo delle Olimpiadi riporta la nostra mente a due momenti storici: i giochi sacri dell’antichità, celebrati in onore di Zeus nella città sacra di Olimpia ogni quattro anni nei mesi estivi. Erano i più antichi e i più solenni fra i quattro giochi panellenici celebrati dai Greci e nell’ottocento con la scoperta delle rovine dell’antica città di Olimpia dove si rinnovò l’interesse per lo spirito dei Giochi dell’antichità. In quel momento storico Pierre de Coubertin, pedagogista e sociologo, riuscì a riproporre i Giochi con la visione dell’importanza che lo sport aveva nella formazione dei giovani e, come strumento di pace tra i popoli. Ma il vero inizio delle moderne Olimpiadi si ebbe solo in occasione della sua IV edizione, nel 1908 durante i giochi di Londra. Ma è possibile accostare l’arte allo sport e conseguentemente alla fotografia in quanto forma dell’arte? Assolutamente si.
L’arte classica e lo sport
Il fecondo binomio arte e sport divenne inscindibile in Grecia, tanto che le gare e gli esercizi di palestra furono uno dei temi preferiti dagli artisti. Lo studio degli armoniosi corpi degli atleti, spesso idolatrati come divinità, guidò Policleto all’elaborazione del suo “canone”, concretizzato nella statua del Doriforo e Mirone che nel Discobolo seppe cogliere l’attimo in cui il movimento pare arrestarsi prima di esplodere in tutta la sua energia, Lisippo poi conquistò lo spazio con l’ampia e ieratica gestualità dell’Apoxyómenos. Omero nei versi dei suoi poemi epici trasformò gli atleti in eroi e donò loro l’immortalità degli dei. Ma non ci fu genere letterario o arte figurativa che si sottrasse al fascino degli agònes. Il binomio arte e sport nell’antichità poté affermarsi in particolar modo proprio a Olimpia, dove si celebravano le Olimpiadi, tema di questa edizione del nostro premio di fotografia. Con un grande saldo nello spazio e nel tempo arriviamo alle moderne Olimpiadi dove nel 1906, a Parigi, de Coubertin, nel foyer della Comédie Française, convocò una Conférence consultative des Arts, des Lettres et des Sports e dove si approvò l’istituzione di cinque concorsi artistici per opere inedite ispirate all’ideale sportivo e che nel tempo aumentarono arrivando a comprendere anche l’architettura.
La fotografia e le olimpiadi
E la fotografia quale ruolo ha avuto? Un grande ruolo nelle moderne Olimpiadi immortalando gli atleti, la loro plasticità, la gioia, il dramma, la potenza e lo sforzo, la follia e la protesta, ma anche i panorami dei luoghi. Come non ricordare la foto della cerimonia di apertura dei Giochi di Atene del 1906, sembra un quadro futurista. E la prima finale dei 100 metri maschili dove i cinque atleti, con pose diverse una dall’altra, sono pronti a scattare come in una raffigurazione scolpita su un bassorilievo romano. E Jesse Owens nella finale dei 200 metri maschili nelle Olimpiadi di Berlino nel 1936, immortalato da uno scatto che coglie il suo movimento come se fosse un dio greco, ma di colore scuro, di fronte alla Germania nazista. Il maratoneta brasiliano Da Lima che alle Olimpiadi di Atene del 2004 viene placcato da uno squilibrato, e che perde la gara ci porta a pensare a Caravaggio, dove la sua pittura non è solo l’intensità espressiva dei colori e le emozioni palpitanti che si incarnano nei soggetti, ma è anche la storia che viene raccontata. Una storia dentro a un’altra storia, ogni corpo ha avuto una vita propria, è stato un personaggio reale che nella foto non ha fatto altro che essere sé stesso.
E alle Olimpiadi del ’68 a Città del Messico, i pugni alzati in un guanto nero delle medaglie Tommie Smhit e John Carlos in segno di protesta contro le discriminazioni razziali, ci riportano ad artisti contemporanei come Banksy. Azioni come queste, nel mondo contemporaneo vengono comunemente decodificate con il termine “attivismo”. La loro arte vive soprattutto con l’obbiettivo di offrire una voce a chi normalmente non ce l’ha.
Altro esempio ci viene offerto dal fotografo francese François Xavier Marit, sempre in cerca di trovare nuovi mezzi innovativi per scattare foto spettacolari negli eventi sportivi principali come nelle Olimpiadi. Le foto che vengono scattate sono semplicemente stupefacenti. La fotografia in passato aveva a disposizione solo il fotografo e la macchina fotografica, oggi ci sono macchine robotizzate che permettono di raggiungere posti inaccessibili per un fotografo. Sembra di ritornare nel rinascimento, nella bottega dell’artista dove si imparavano le tecniche e si sperimentavano nuove tecniche artistiche. Dove si dava vita a nuove comunità di artisti generando nuovi valori estetici ed espressivi, nonché sociali ed economici concependo modi rivoluzionari anche nel modo di vivere ed interpretare la vita.
Ecco, tranquillamente è possibile affermare che l’arte della fotografia può essere accostata allo sport.
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DIRETTORE ARTISTICO
Angelo Lanza
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