Mostra Street Photography [Set 22]

Mostra Street Photography [Set 22]

Mostra Street photography

Street photography è la mostra dei vincitori della 7^ edizione del Premio Internazionale di Potografia “Agnese Meotti” e che sarà inaugurata sabato 4 settembre.

Sarà visitabile dal 4 settembre al 9 ottobre nelle sale Tiziano e Raffaello del complesso monumentale di Villa Del Bene.

Saranno esposti 15 scatti del progetto del 1° classificato Carlo Olmi e altri 15 scatti del progetto della 2° classificata Beatrice Perticaroli.

La street photography

È difficile definire in poche righe cos’è la fotografia di strada. Ci proviamo iniziando a dire che questa è una fotografia che registra la vita quotidiana in un luogo pubblico e che consente al fotografo di scattare foto spontanee, non in posa, di persone sconosciute che sono fotografate a loro insaputa.

Un genere di fotografia che cattura momenti della vita normale, il modo di fare pratico dell’uomo e della società umana, più in generale il comportamento e le abitudini di vita. Una candida osservazione che attraversa il tempo e il luogo. Anche se non necessariamente dice l’esatta verità ne rivela ugualmente la verità.

In questo genere di fotografia viene usato, dal fotografo, un acuto senso dell’osservazione per catturare momenti sinceri, unici e avvincenti, siano essi gesti, azioni o scene. È una ricerca che Henri Cartier-Bresson ha definito il “momento decisivo”. La frazione di secondo quando l’otturatore viene rilasciato, il momento viene catturato per sempre e l’immagine diventa completa nella sua composizione. Questo realismo ha fornito una registrazione accurata e approfondita della cultura di strada in tutto il mondo.

In realtà la street photography esiste da moltissimi anni. Da quando le macchine fotografiche anno un peso ed una dimensione tali da essere portate in giro. L’avvento della fotografia digitale poi, ha completato l’opera. Per questo genere di fotografia non si pensi che basti scendere in strada a scattare per fare “fotografia di strada”. Non è proprio così.

Qui ogni fotografia racconta una storia. Quanto più la storia è interessante, tanto più riuscita è la fotografia.

Grandi fotografi hanno fatto la storia di questo genere fotografico. Per citarne alcuni: Henry Cartier-Bresson che col suo stile inconfondibile ha caratterizzato la fotografia del XX secolo e non a caso è tutt’ora soprannominato “l’occhio del secolo” caratteristica la sua capacità di cogliere l’attimo. In questo fu sicuramente un precursore, visto che nell’immediato dopoguerra la fotografia era concepita soprattutto come qualcosa da svolgersi in studio.

E poi Elliott Erwitt che ha sempre basato la sua fotografia su una grandissima ironia. I suoi scatti di strada cercavano di evidenziare il ridicolo che si nascondeva nella quotidianità delle persone.

Ancora Robert Doisneau, la vera essenza della fotografia di strada, maestro nel raccontare l’ordinaria quotidianità tramite racconti di grandi emozioni attraverso piccoli gesti.

La celebre foto del bacio agli innamorati davanti all’Hotel de Ville, per esempio, è oggi una delle foto più conosciute al mondo.

E Brassai famoso soprattutto per i suoi scatti notturni senza la frenesia tipica delle giornate lavorative, dove i ritmi si fanno più lenti e le luci e i riflessi possono entrare a far parte della foto.

Per terminare William Klein che della macchina fotografica ne faceva un uso molto personale. Le sue fotografie di strada erano spesso mosse, sfocate, sottoesposte o sovraesposte. Uno stile il suo ancora oggi molto riconoscibile che lo ha reso uno dei fotografi di strada più grandi di sempre.

Infine Robert Frank considerato il padre della fotografia di strada moderna che amava scattare in silenzio, da lontano, senza aver nessun contatto diretto con i suoi soggetti.

Ecco in breve la fotografia di strada dove ognuno di noi, senza saperlo, magari è stato protagonista di una storia.

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BHR Group   Il genio italiano

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Alice Bellotto

Mostra Marmo contemporaneo [Mag 22]

Mostra Marmo contemporaneo [Mag 22]

Locandina 700 volte Dante

Quale materiale meglio del marmo può rappresentare l’espressione artistica della scultura.

Il marmo si presta ad apparire pulsante di vita, leggero e svolazzante, morbido e persino impalpabile.

Dee sdraiate dentro il frontone del Partenone, avvolte da un lungo chitone drappeggiato che aderisce al corpo incollandosi quasi alle carni. Merito di Fidia, uno dei primi maghi del marmo. E via nei secoli dove nel Rinascimento troviamo le mani sapienti di Michelangelo e poi con Bernini laddove il marmo si fa carne viva e calda, per proseguire con il capolavoro di Giuseppe Sanmartino raffigurante il Cristo velato, in cui persino Canova ne è rimasto talmente colpito tanto da aver dichiarato che avrebbe dato dieci anni di vita pur di essere l’autore di questa scultura.

Arrivando alle geometriche lastre bidimensionali di Nivola dove si avverte la tensione delle forme che vorrebbero fuoriuscirne e ancora oggetti vissuti e magari un po’ malconci con l’americano Martorana, che sembra riprendere pedissequamente lezione da Bernini.

E poi materassi, cuscini, asciugamani, giacche in un “morbido” marmo. Un contrasto tra la durezza del marmo e la flessibilità di una imbottitura con il cinese Ai Wei Wei. Inoltre plastica accartocciata o carta spiegazzata con l’australiano Seton o lattine vuote, bottiglie, tetrapak e flaconi schiacciati, dove esplode la pop art dell’americano Selman.

La lezione dunque è chiara di cosa ci si attende di scoprire prossimamente da questo premio nazionale di scultura nato dall’idea dello scultore Silvio Soliman.

Lo scultore non cerca di tradurre in marmo il proprio pensiero: egli pensa direttamente come se già tutto fosse di marmo, egli pensa in marmo

Marmo contemporaneo

L’immaginazione gioca un ruolo importante nello sviluppo mentale di un essere umano.

Integra la percezione con elementi dell’esperienza passata, le stesse esperienze del bambino, trasforma il passato e il presente attraverso la generalizzazione, la connessione con emozioni, sentimenti, sensazioni, idee. Grazie all’immaginazione, vengono eseguite la pianificazione e la definizione degli obiettivi, in cui il risultato futuro dell’attività di una persona viene creata nell’immaginazione, esiste nella sua mente e dirige la sua attività per ottenere il risultato desiderato. L’immaginazione fornisce anticipazione, modellazione e creazione di un’immagine del futuro.

Ecco allora il coinvolgimento, in questa prima edizione de “L’espressione del Marmo”, di giovani musicisti, per dare loro l’opportunità di agire davvero attraverso la musica e, farci immaginare immagini e mondi che altrimenti, frastornati come siamo dall’attuale contesto che ci circonda, difficilmente ne saremo capaci. I visitatori potranno ascoltare giovanissimi musicisti che con la musica li accompagneranno durante la visita della mostra.

Saremo accompagnati:

  • Domenica 29 maggio da Pietro Rambotti, 15 anni pianoforte, dal Duo Bozzini Benedetta, 12 anni pianoforte e Tinazzi Cristian 12 anni flauto e dal Duo Turrina Noemi Sophie, 12 anni pianoforte e Scaramellini Giulia, 12 anni flauto
  • Domenica 12 giugno da Faustini Leonardo, 8 anni violino e Faustini Lorenzo, 14 anni pianoforte
  • Domenica 19 giugno da Ferrari Gaia, 13 anni arpa
  • Domenica 26 giugno da Faustini Riccardo, anni 12 pianoforte

 

Contemporanea Contemporanei Project

Contemporanea Contemporanei Project è un pensiero che nasce dal desiderio di avvicinare gli individui all’arte. Portare le persone al desiderio e alla volontà di creare relazioni nuove tra le cose, di vedere la realtà con occhi diversi, con lo stupore di chi sa attribuire nuovi significati alla quotidianità: di chi realizza un’opera d’arte assemblando i materiali più strani, più poveri, apparentemente inutili e insignificanti, un pensiero che non è affatto “roba per pochi specialisti”.

L’importanza che ci diamo è quella di aumentare il senso di stupore nell’individuo, compreso il bambino, dal quale dobbiamo apprendere che possiede la capacità di assorbire e restituire i messaggi in modo molto intenso riuscendo con la sua forza espressiva e la sua vitalità a “rappresentare”, a rendere visibile l’invisibile.

Questo progetto ha lo scopo di offrire un’opportunità a chi lo desidera di osservare l’espressione, cioè il modo di comunicare agli altri ciò che si sente, si pensa o si vuole.

Si vuole riconoscere all’artista, la possibilità di esprimere il suo linguaggio, con un lessico estetico nel quale vi sia un espressivo concetto, che si identifica con quello della sua intuizione artistica.

I procedimenti espressivi, i metodi, gli strumenti di cui si avvale l’artista a prescindere da ciò che sono chiamati a rappresentare, hanno già per loro stessi un potere espressivo atto a suscitare stati d’animo, che si possono ricercare nel campo della fisiologia e dalla derivazione di associazioni di idee o di sensazioni.

Un viaggio per imparare a vedere con il cervello. Una doverosa opportunità di rilettura delle arti visive, non più una contrapposizione soggettiva e oggettiva tra arte e scienza, ma un nuovo conferimento di significati e stimoli che provengano da questo ambiente che si è inteso creare.

Intendere l’opera d’arte come mezzo attraverso il quale l’artista possa indurre un’idea ed una sensazione estetica nella mente del suo osservatore.

Il progetto usa come titolo due parole: Contemporanea – Contemporanei, per significare lo scopo di riaccompagnare l’osservatore ad un identico punto d’inizio e cioè: l’espressione artistica che in questo tempo viene generata, chi in questo tempo concepisce e poi genera l’espressione artistica, l’intuizione che nasce da ciò che viene vissuto o accade in questo tempo.

 


La mostra è visitabile negli orari di apertura della Villa previa prenotazione della visita ed è compresa nel biglietto d’ingresso alla Villa.

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Mostra E’ tempo di olimpiadi [Set 21]

Mostra E’ tempo di olimpiadi [Set 21]

Locandina Welcome back Marilyn

E’ tempo di olimpiadi è la mostra dei vincitori della 6^ edizione del Premio Internazionale di Potografia “Agnese Meotti” e che sarà inaugurata sabato 4 settembre.

Sarà visitabile dal 5 settembre al 10 ottobre nelle sale Tiziano e Raffaello del complesso monumentale di Villa Del Bene.

Saranno esposti 15 scatti del progetto dedicato agli atleti con disabilità del 1° classificato Adriano Boscato e altri 15 scatti di due progetti del 2° classificato Domenico Cippitelli dal titolo Giò e One eye.

La fotografia e lo sport

L’arrivo delle Olimpiadi riporta la nostra mente a due momenti storici: i giochi sacri dell’antichità, celebrati in onore di Zeus nella città sacra di Olimpia ogni quattro anni nei mesi estivi. Erano i più antichi e i più solenni fra i quattro giochi panellenici celebrati dai Greci e nell’ottocento con la scoperta delle rovine dell’antica città di Olimpia dove si rinnovò l’interesse per lo spirito dei Giochi dell’antichità. In quel momento storico Pierre de Coubertin, pedagogista e sociologo, riuscì a riproporre i Giochi con la visione dell’importanza che lo sport aveva nella formazione dei giovani e, come strumento di pace tra i popoli. Ma il vero inizio delle moderne Olimpiadi si ebbe solo in occasione della sua IV edizione, nel 1908 durante i giochi di Londra. Ma è possibile accostare l’arte allo sport e conseguentemente alla fotografia in quanto forma dell’arte? Assolutamente si. 

L’arte classica e lo sport

Il fecondo binomio arte e sport divenne inscindibile in Grecia, tanto che le gare e gli esercizi di palestra furono uno dei temi preferiti dagli artisti. Lo studio degli armoniosi corpi degli atleti, spesso idolatrati come divinità, guidò Policleto all’elaborazione del suo “canone”, concretizzato nella statua del Doriforo e Mirone che nel Discobolo seppe cogliere l’attimo in cui il movimento pare arrestarsi prima di esplodere in tutta la sua energia, Lisippo poi conquistò lo spazio con l’ampia e ieratica gestualità dell’Apoxyómenos. Omero nei versi dei suoi poemi epici trasformò gli atleti in eroi e donò loro l’immortalità degli dei. Ma non ci fu genere letterario o arte figurativa che si sottrasse al fascino degli agònes. Il binomio arte e sport nell’antichità poté affermarsi in particolar modo proprio a Olimpia, dove si celebravano le Olimpiadi, tema di questa edizione del nostro premio di fotografia. Con un grande saldo nello spazio e nel tempo arriviamo alle moderne Olimpiadi dove nel 1906, a Parigi, de Coubertin, nel foyer della Comédie Française, convocò una Conférence consultative des Arts, des Lettres et des Sports e dove si approvò l’istituzione di cinque concorsi artistici per opere inedite ispirate all’ideale sportivo e che nel tempo aumentarono arrivando a comprendere anche l’architettura.

La fotografia e le olimpiadi

E la fotografia quale ruolo ha avuto? Un grande ruolo nelle moderne Olimpiadi immortalando gli atleti, la loro plasticità, la gioia, il dramma, la potenza e lo sforzo, la follia e la protesta, ma anche i panorami dei luoghi. Come non ricordare la foto della cerimonia di apertura dei Giochi di Atene del 1906, sembra un quadro futurista. E la prima finale dei 100 metri maschili dove i cinque atleti, con pose diverse una dall’altra, sono pronti a scattare come in una raffigurazione scolpita su un bassorilievo romano. E Jesse Owens nella finale dei 200 metri maschili nelle Olimpiadi di Berlino nel 1936, immortalato da uno scatto che coglie il suo movimento come se fosse un dio greco, ma di colore scuro, di fronte alla Germania nazista. Il maratoneta brasiliano Da Lima che alle Olimpiadi di Atene del 2004 viene placcato da uno squilibrato, e che perde la gara ci porta a pensare a Caravaggio, dove la sua pittura non è solo l’intensità espressiva dei colori e le emozioni palpitanti che si incarnano nei soggetti, ma è anche la storia che viene raccontata. Una storia dentro a un’altra storia, ogni corpo ha avuto una vita propria, è stato un personaggio reale che nella foto non ha fatto altro che essere sé stesso.

E alle Olimpiadi del ’68 a Città del Messico, i pugni alzati in un guanto nero delle medaglie Tommie Smhit e John Carlos in segno di protesta contro le discriminazioni razziali, ci riportano ad artisti contemporanei come Banksy. Azioni come queste, nel mondo contemporaneo vengono comunemente decodificate con il termine “attivismo”. La loro arte vive soprattutto con l’obbiettivo di offrire una voce a chi normalmente non ce l’ha.

Altro esempio ci viene offerto dal fotografo francese François Xavier Marit, sempre in cerca di trovare nuovi mezzi innovativi per scattare foto spettacolari negli eventi sportivi principali come nelle Olimpiadi. Le foto che vengono scattate sono semplicemente stupefacenti. La fotografia in passato aveva a disposizione solo il fotografo e la macchina fotografica, oggi ci sono macchine robotizzate che permettono di raggiungere posti inaccessibili per un fotografo. Sembra di ritornare nel rinascimento, nella bottega dell’artista dove si imparavano le tecniche e si sperimentavano nuove tecniche artistiche. Dove si dava vita a nuove comunità di artisti generando nuovi valori estetici ed espressivi, nonché sociali ed economici concependo modi rivoluzionari anche nel modo di vivere ed interpretare la vita.

Ecco, tranquillamente è possibile affermare che l’arte della fotografia può essere accostata allo sport.

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Like a Virgin [Lug 21]

Like a Virgin [Lug 21]

Locandina Like a Virgin

Like a Virgin è la mostra in stile Pop Art che l’artista Sasha Torrisi inaugurerà a Villa Del Bene il 25 luglio 2021.

Sasha Torrisi, ex cantante dei Timoria, artista poliedrico, espone opere dal tema femminile di grande impatto visivo e dai colori brillanti.

La mostra sarà visitabile dal 25 luglio al 29 agosto nelle sale Tiziano e Raffaello del complesso monumentale di Villa Del Bene.

 

Sasha Torrisi

Sasha Torrisi è una delle voci più belle ed interessanti del panorama della musica italiana.

E’ stato cantante dei Timoria dal 1997 al 2004 e con loro ha partecipato a Sanremo 2002 nella categoria Big. Vincitore di due dischi d’Oro ed uno di Platino, ha scritto canzoni per gli stessi Timoria, J-Ax (Articolo 31), Adriano Celentano ed altri artisti italiani.

Ha realizzato tre album con Rezophonic, il collettivo di oltre 150 musicisti italiani (tra cui Piero Pelù, Negramaro, Roy Paci, Enrico Ruggeri, Le Vibrazioni, Caparezza) uniti dallo scopo comune di promuovere la costruzione di pozzi d’acqua in Africa.

Tra le collaborazione dal vivo si possono citare quelle con Vasco Rossi, Ligabue, U2, Skunk Anansie, Alanis Morissette e The Cramberries. Numerose sono le sue apparizioni televisive e radiofoniche.

Ma Torrisi non è solo un musicista, in ambito pittorico cresce nello studio dell’artista Marco Lodola dal quale impara le tecniche della Pop Art.

La mostra Like a Virgin

Con la mostra Like a Virgin, si sono raccolte le opere con soggetto femminile in stile pop art le quali non sono, come può sembrare ad una prima superficiale osservazione, dei quadri sensuali ed erotici bensì quadri di forte denunzia contro la mercificazione della donna oggetto.

Le opere hanno una forza cromatica esuberante legata alle modalità narrative fumettistiche, ma rielaborano personaggi e dettagli fino all’astratto.

Sembra che i soggetti siano indiscussi protagonisti di un immaginario pop story board: si stagliano da una liquida realtà metafisica in una dimensione asettica, levigata, fluorescente, oltre la realtà fisica delle cose.

Lo sguardo osservatore di Sasha è quasi felliniano, ama il particolare: giocare con accattivanti pin-up, con gli occhi e labbra, come fossero tessere di un nobile domino, di un’elegante regia.

Un ritmo compositivo energico e frenetico che scaturisce dalle esperienze musicali acquisite generando uno stile unico. Torrisi ha esposto in tutto il mondo con notevole interesse di pubblico e critica.

Le opere esposte mostrano molteplici e affascinanti volti e corpi dell’universo femminile in un caleidoscopio di colori. Incontriamo l’intrigante orientale che mangia il sushi in “sushi 3”, la sensualità esibita in “Donna”, la forza e la tenacia delle donne d’oggi nell’eroina Wonder Woman in “Red Cross woman” l’eleganza di altri tempi in “Pavone Decò” per finire nei tipici colori che rappresentano il mondo LGBT in “Lady Pride”.

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Mostra Welcome back Marilyn [Giu 21]

Mostra Welcome back Marilyn [Giu 21]

Locandina Welcome back Marilyn

Welcome back Marilyn è la mostra che Gianneugenio Bortolazzi dedica a Marilyn Monroe e che sarà inaugurata sabato 12 giugno.

Sarà visitabile dal 13 giugno al 18 luglio nelle sale Tiziano e Raffaello del complesso monumentale di Villa Del Bene.

G.B. sarà la semplice firma dell’artista che sarà impressa sulle particolari visioni che vedono protagonista Marilyn Monroe, attrice e figura carismatica del ‘900.

La mostra Welcome back Marilyn

Marilyn è stata replicata con varie tecniche dall’artista, che non ha posto limiti alla tipologia del supporto: tela, carta, faesite o plexiglass. I colori utilizzati sono acrilici ma anche vernici e cere. Per i tratti dei contorni talvolta è stato utilizzato il carboncino.

”Vuoi che diventi una nuvola?” oppure “Ti dava l’idea che mordendola” o  ancora “ il sorriso di Marilyn” sono alcuni dei nomi delle opere esposte.

Cosa c’è di meglio della bellezza per rinascere dalle ore buie che abbiamo vissuto?

Non è la prima volta che Bortolazzi dedica le sue opere alla Monroe. In precedenza ha prodotto e realizzato Au revoir Marilyn, altra mostra per la bionda e sensuale attrice, tenutasi in occasione del 50esimo anniversario della morte, nel 2012. Per l’artista, Marilyn rappresenta la bellezza. La bellezza strappata al tempo che fugge.

Le visioni di Marilyn rappresentate nelle varie sue opere esposte vogliono essere un omaggio alla donna e alla bellezza che racconta.

Belli non si nasce si diventa, la bellezza innata prima o poi finisce, perché il tempo passa per tutti e, soprattutto, passando lascia addosso i segni. La bellezza è la nostra capacità di regalare emozioni agli altri. Altrimenti, è soltanto estetismo, misura, limite.
Infatti Norma Jeane, questo era il veno nome di Marilyn, non voleva diventare ricca, sognava solo di essere bellissima. La bellezza è arte, è sogno, ricerca di verità e di immortalità. E’ immaginazione, fantasia, intuizione delle forme e non riguarda il fisico, ma il corpo. Non è nella perfezione gelida delle linee, per quanto lisce e sinuose, ma nello spirito che pervade la forma, nello sguardo, nel gesto, nell’andatura.

L’artista con le visioni di Marilyn scruta un nuovo rinascimento, dove l’uomo deve riappropriarsi delle proprie scelte e del proprio destino, come aveva fatto lei. Le ore buie sono passate, ora è il momento della rinascita, del rinascimento. Marilyn era innamorata del nostro Rinascimento.

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Gianneugenio Bortolazzi

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700 volte Dante – Libere reinterpretazioni del Sommo Poeta [Mag 21]

700 volte Dante – Libere reinterpretazioni del Sommo Poeta [Mag 21]

Locandina 700 volte Dante

700 volte Dante A settecento anni dalla scomparsa di Dante, la Galleria d’Arte Contemporanea di Villa Del Bene, vuole rendere omaggio al Sommo Poeta con un sintetico, ma molto rappresentativo, ciclo di opere di tre artisti veronesi dal titolo 700 volte Dante. Le opere, esposte nella sala Giorgione del Complesso Monumentale di Villa Del Bene, indagano con studio teorico – metodologico taluni elementi del viaggio ultraterreno che Dante compie nella Divina Commedia, con un nuovo paradigma delle trasformazioni e dei cambiamenti che avvengono nella complessità del contemporaneo. Sono elaborate contingenze e allegorie narrate dal Poeta nella sua Commedia, personaggi e luoghi lasciati alla libera traduzione dell’occhio attento dell’osservatore. Un ciclo di opere molto diverse tra loro per tecnica, ma che hanno in comune l’intento di immettere l’osservatore dentro il racconto con una nuova coscienza ed emozione.  

Abate Salvatore

“LE DONNE DI DANTE”

Utilizzando una tecnica molto antica (la Gomma Bicromata) che ben si adatta alle innumerevoli possibilità interpretative e creative, l’artista rappresenta l’inferno, il purgatorio e il paradiso con tre soggetti di donne: Semiriade, Pia De Tolomei e Cunizza Da Romano.
Le opere sono realizzate su un supporto di carta da disegno di elevata qualità che viene collato con una soluzione diluita di gelatina, per eliminarne la porosità. Dopo un passaggio in una soluzione di formaldeide, la carta viene sensibilizzata con una miscela di gomma arabíca e pigmento colorato, cui si unisce, immediatamente prima dell’uso, una soluzione di bicromato di potassio. Il foglio viene quindi lasciato ad asciugare al buio.
L’esposizione avviene utilizzando i raggi UV e con un negativo posto sulla superficie del foglio. Successivamente il foglio è messo a bagno nell’acqua, che asporta la gomma e il pigmento delle zone che non sono state esposte.  Le operazioni di stesa, sensibilizzazione, esposizione e spoglio si ripetono, mettendo a registro negativo ed immagine precedente (esposizioni multiple) fino al raggiungimento della densità e dell’effetto desiderato.

 

Bortolazzi Gianneugenio

“L’INVENZIONE DELL’INFERNO TRA NERISMO NEOSIMBOLISMO”

L’artista vuole superare la pura visività del “falso” apparire, cercando di trovare delle corrispondenze tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive. Recuperare la spiritualità di tutto ciò che esiste nella realtà, ma non è direttamente visibile dall’occhio umano.
Si vuole trovare la via per superare la rappresentazione dell’oggetto e sostituirla con l’espressione del proprio “Io”.
Il coraggio di rifiutare la resa dell’illusione nella pittura, che è in grado di trasfigurare la realtà nell’esaltazione delle linee e dei colori che maggiormente suscitano la reazione emotiva, e la contrapposizione del simbolo alla realtà, con l’obiettivo di penetrare al di là delle apparenze del reale, impongono all’osservatore uno sforzo mentale per ritrovare la propria immagine di realtà.
La realtà autentica non va individuata nell’esistenza oggettiva delle cose ma nelle idee. L’essenza della realtà non sta in ciò che si vede con gli occhi ma in ciò che si percepisce con l’anima.
Le opere: Lo scialacquatore, Ho tradito e Il passaggio della porta, altro non vogliono essere che l’attualizzazione dei peccati e del pensiero di Dante che troviamo nei canti XIII°, XXXII° e III° dell’inferno, ascritti al popolo italiano di oggi.

Rodriquez Gabriele

“DANTE E LE DONNE

L’artista ci racconta, attraverso la Mobile Art, il soggetto più intenso per il sommo poeta: la Donna.
Le immagini composte sono prese esclusivamente con la telecamera dello smartphone e rielaborate poi con le potentissime App dedicate all’editing dell’immagine.
All’interno delle elaborazioni sono riconoscibili elementi tratti dalle tavole di Gustavo Doré piuttosto che figure surreali di George Underwood. L’artista usa le dita come pennelli digitali per dare voce alla sua creatività, l’esecuzione è veloce e il collegamento continuo delle varie tavole, per non perdere di vista il filo conduttore, talvolta diventa ossessione.
Lo scatto iniziale è stravolto, il significato originale perde i suoi connotati documentali e viene calato in altre realtà che inevitabilmente conducono a spazi interiori di chi li manipola.
Si intreccia così l’inconscio dell’artista con l’artificialità semintelligente delle applicazioni le quali procedono autonomamente in base ad algoritmi generativi e originali che hanno dato vita alle opere esposte: Amore a prima vista, … e caddi come corpo morto cade, Donna m’apparve sotto verde manto.

 


La mostra è visitabile negli orari di apertura della Villa previa prenotazione della visita ed è compresa nel biglietto d’ingresso alla Villa.

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